L'umore non era dei migliori quel giorno. Il sole bruciava le case e faceva fumare le strade d'asfalto nero, ma io ero costretto come ogni mattina a presentarmi ...Leggi tutto
La 1^volta di un "vikingo"
Non sapevo sarebbe stata la mia prima volta. E quell’abbraccio non me lo sarei scordato per tutta la vita.
-Nove mesi prima-.
Non avevo mai desiderato tanto che arrivassero agosto e le meritate vacanze. L’aereo stava per partire e non avrei immaginato, che di lì a poco, tutto si sarebbe trasformato.
L’aria della Norvegia da subito celava qualcosa di particolare. Quei colori del tardo pomeriggio riscaldavano ambrati tutta l’atmosfera. Il profumo di thè speziato riempiva l’aria estiva, dandone un sentore quasi natalizio! Era la prima volta nella vita che forse il mio cuore stava per vivere qualcosa di sperato, inaspettato e irripetibile. La notte non scese così in fretta anche se la città sembrava svuotarsi velocemente, per riportare un calmo silenzio al chiarore di luna.
Poi fu un attimo e tutto cambiò.
All’improvviso mi ero ritrovato a nuotare, così forte e così a lungo che mai avrei pensato di potercela fare. Solo allora capii che il tunnel era l’unica mia salvezza; ignoravo che ci sarebbero voluti mesi e mesi per attraversarlo.
Guardavo attorno a me e mi sentivo in un luogo ancora poco familiare e lontano. L’aria sempre pulita, un po’ pungente a tratti, un sentore lontano di merluzzo, ma anche di legno che profuma di resina. Mi sembrava d’intravedere, nel chiarore delle ombre e nel buio sfocato, delle vette affilate che tagliavano il cielo blu cobalto e che in quell’estate si erano certamente rivestite di ogni sfumatura del verde. Mi pareva persino di cogliere il tocco di un pennello che il vento faceva muovere sull’erba, puntinandola di fiori selvatici bianchi e gialli.
Quello stesso vento mi spaventava un po’ nel buio della notte; rumoreggiava tra le onde più grandi in mare aperto e tra una barca e l’altra dentro la baia. Quel vento avrebbe spaventato anche il vichingo più temerario alla conquista dei fiordi, tra le piccole case in legno colorato sul percorso del freddo mare del nord. I vichinghi sì, avevano sempre avuto una sorta di spavaldo coraggio; mentre io d’impavido non avevo ancora nulla.
Ce la stavo mettendo tutta, ma il tunnel era proprio interminabile.
Poi l’aria cambiò, il passo un po’ più lento e controllato, meno curioso, divenne quello più familiare. Sentivo dei suoni lontani, delle melodie, delle voci, ma non riuscivo a capire. Erano lì per salvarmi?
E poi la luce, ancora il buio, strani giochi di ombre, non vedevo bene. Ogni tanto sentivo gusti strani, ricercati, spesso nuovi, altre volte consueti, quasi mai inappropriati. Capivo poco. Non mi volevo arrendere, io continuavo a muovermi, a nuotare, a cercare nella penombra dove aggrapparmi. Scivolavo, scivolavo, scivolavo. Ero sfinito, poco comodo. Lo spazio e l’aria iniziavano a mancare; ero certo che la fine del tunnel era ormai vicina. Stavo per conquistare, come un vichingo, quello per cui avevo tanto lottato.
All’improvviso finii a testa in giù; proprio non me l’aspettavo. Non riuscivo più a nuotare, tutto era diventato incontrollato. Tremavo e non potevo smettere. Tremavo, tremavo, tremavo.
Sono passate ore, la testa sempre più dolorante e non trovavo una soluzione. Come andavo avanti così tornavo indietro. Avanti e indietro. Fu allora che sentii una voce che mi chiamava per nome e capii subito che mi aveva accompagnato in tutto quel tempo trascorso nel tunnel. E fu allora che mi sono deciso, pensando che quel tunnel non poteva più farmi paura. Era ora di affrontarlo. Tornare indietro non sarebbe stato possibile.
Ebbene, dopo nove mesi, ho deciso di nascere.
Non sapevo sarebbe stata la mia prima volta. E l’abbraccio della mia mamma non me lo sarei scordato per tutta la vita.
ALegat
34 anni
Fu allora che sentii una voce che mi chiamava per nome e mi sono deciso, pensando che quel tunnel non poteva più farmi paura. Era ora di affrontarlo. Tornare indietro non sarebbe stato possibile... Ho deciso di nascere. Non sapevo sarebbe stata la mia prima volta. E l’abbraccio della mia mamma non me lo sarei scordato per tutta la vita.
Altre prime volte
Sabry82, 33 anni
Io ero determinata a donare e mio padre, quasi a protezione, mi ha accompagnata...quella mattina di 14 anni fa doppia sorpresa: anche lui ha deciso di provarci! Qui siamo al nostro primo traguardo, ovviamente sempre insieme! L'emozione è stata tanta, orgogliosi l'uno dell'altro per aver cominciato e continuato questo percorso.
Sarah Maestri - Testimonial
La prima volta che ho ricevuto una trasfusione di sangue? Avevo due anni e mezzo. Ho dei bellissimi ricordi di quei momenti che hanno contrassegnato la mia infanzia, tra camici bianchi, esami e terapie per combattere una malattia emolitica.
#LaPrimaVolta #donazione #AVIS #sangue #AvisNazionale #SarahMaestri